diario onirico in metamorfosi

 

Elettra Ranno - ©2006


Diario Onirico in Metamorfosi è esposto a
Firenze - Palazzo Medici Riccardi

dal 12 Maggio al 9 Giugno 2006
e
Roma - Istituto Superiore Antincendi
dal 6 al 22 Ottobre 2006
nell'ambito della rassegna fotografica



organizzata da
PhotoGallery e MassenzioArte
ed inserita nel programma di


FotoLeggendo 2006
  Ricordo un pomeriggio di qualche tempo fa durante il quale, passeggiando senza meta, fui catturato dal tempo che, improvvisamente, aveva sospeso il suo corso. Ricordo i miei passi battere il selciato senza udirne il rumore, né di essi, né di tutto quello che mi circondava. Seguivo la mia ombra, strisciante lungo i muri consunti, mentre sfruttava la poca luce rimasta di una giornata che stava volgendo al termine. O forse, a un nuovo inizio. Indefiniti pensieri ricorrevano alla mente, come se anni e anni cercassero di fondersi nell'istante di un ricordo: il ricordo di colui che ero stato. Ebbi l'impressione che le persone incontrate sul cammino si muovessero intorno a me, ma ben presto capii che ero io l'unico in movimento, mentre tutti gli altri, immobili, in silenzio, mi stavano osservando. Incurante di tutto questo, proseguii il cammino, percorrendo strade sempre più buie, fino a giungere in una piccola piazza nella quale, inaspettatamente, fui turbato da una porta, che improvvisamente si spalancò. Il cuore sussultò ed io con esso, ma fui attratto dallo spiraglio di luce. Mi avvicinai, cautamente, ed entrai. Un acre profumo di incenso impregnava la penombra che regnava in quel luogo, sconosciuto e apparentemente abbandonato.. l'arredamento e le suppellettili sembravano quasi ingessate dalla polvere del tempo, mentre un silenzio quasi spettrale invadeva lo spazio. Nel frattempo il sole scomparve definitivamente e, implacabile, venne la notte. Ebbi l'impressione che si stessero aprendo le stanze della memoria, quelle contenenti gli specchi che l'avevano catturata e trattenuto il passato, quelli che avrebbero riportato in vita l'infinito dell'esistenza.
Un lieve, impercettibile movimento, almeno quella fu l'impressione, catturò la mia attenzione.

I remember one afternoon sometimes ago while wondering about aimlessly, where time, having deferred its course, captured me. I recall my footsteps on the pavement but do not recall hearing them, nor the sound of everything surrounding me. I followed my shadow creeping on the worn out walls as it used up the remaining light of the day coming to an end. Maybe to a new beginning. Undefined thoughts carne to mind as if years and years we trying to merge in the instant of a memory; the memory of who I had been. I felt as if all the people I had met were moving around me, but soon realised that I was the only one moving, while all the others, standing still in silence, were watching me. Indifferent to all this I continued on my way through darker and darker roads, until I carne to a small square where I was disturbed by a door unexpectedly opening. My heart jumped and I with it, but I was attracted by a gleam of light. I cautiously walked towards it and went inside. A pungent smell of incense impregnated the dim light prevailing in that unknown and apparently abandoned place. The décor and furnishings seemed to be almost plastered by the dust of time, while an almost ghostly silence invaded that space. In the meantime the sun set definitely and relentless came the night. It felt like the rooms of memory were opening up; the rooms where mirrors had captured memory and held back the past and would have brought back to life that which is infinite in existence.
A light, imperceptible movement - that was the impression at least - captured my attention.