le fotocamere "Press"

1910 - 1960 c.a.

Plaubel Makina Makina
Plaubel & Co.
(1920 - 1933)

Introdotta nel 1912 la Makina è una delle fotocamere dalla vita più lunga, la cui struttura fondamentale è rimasta sostanzialmente immutata dal 1912 fino al 1960 pur attraversando una lunga serie di perfezionamenti. Nel 1978 è stata riproposta in una veste completamente rinnovata che è stata prodotta fino alla fine del secolo.
La parte anteriore di tutte le Makina è sostenuta da una doppia coppia di tiranti il cui movimento a forbice determina la distanza dell'obiettivo dal piano focale ed è comandato dal sistema di messa a fuoco. Salvo poche eccezioni (una versione baby e due stereo) il formato della prima serie era 6x9 / 6x7 cm.

Graflex (1950) Pacemaker Crown Graphic
Folmer Graflex Corporation
(1950)

Le Pacemaker, prodotte dal 1947 al 1973, sono le ultime discendenti della Speed Grafhic del 1928, la fotocamera per antonomasia del reporter americano di cronaca nera impersonato dall'inegualiabile Weegee. Il formato abituale delle Graflex è 4x5".

Rapid Koni Omega
Koni-Omega Rapid
Konica Corporation
(1965)
(Cortesia Ottica MB - Firenze)

A metà degli anni '50, quando anche il mercato americano iniziava a orientarsi verso fotocamere più piccole e agevoli - a telemetro o biottica - la Simmon Brothers Inc. di New York mise in vendita la Omega, un nuovo tipo di press che cercava di stare al passo dei tempi con un corpo macchina rigido e un sistema rapido di avanzamento della pellicola e riarmo dell'otturatore.

Burke & James (1946) Alcuni autori considerano press tutte le macchine fotografiche che sono state utilizzate dai reporter. Dal momento che in base a questa definizione apparterrebbero a questa categoria tutte le fotocamere monoreflex a lastra e un numero consistente delle reflex moderne (analogiche e digitali, perchè no?), le migliori fotocamere con mirino a traguardo o a telemetro e larga parte delle biottiche, ritengo più appropriato che il nome press sia circoscritto a quelle macchine, della prima metà del '900, che furono progettate espressamente per i reporter. Esse erano caratterizzate da soluzioni tecniche atte a garantire la trasportabilità, la robustezza, la velocità d’uso e la qualità del risultato necessaria a questi professionisti. In altre parole le PRESS, che si diffondono in coincidenza con le prime testate illustrate, erano molto di più che un compromesso fra le agevoli ma limitate macchine amatoriali e le pachidermiche fotocamere da campagna avendo sviluppato al massimo alcune caratteristiche peculiari:
- struttura robusta, atta a proteggere le parti deboli durante il trasporto,
- rapida messa in opera,
- obiettivi facilmente intercambiabili,
- dorso (per lastre o film) facilmente sostituibile,
- possibilità di messa a fuoco estesa (generalmente tramite un soffietto),
- mirino ottico o a traguardo (per le foto d’azione),
- vetro smerigliato (per la messa a fuoco accurata),
- utilizzo prevalente a mano libera,
- otturatore centrale (solo i modelli più vecchi hanno otturatori sul piano focale),
- movimenti della piatra anteriore,
- negativi di dimensione media, rispetto all’epoca di appartenenza (4x5"/9x12cm oppure 2,25×3,25"/6x9cm).
fotocamera anonima a tiranti (fine '800?) La maggior parte delle press sono a soffietto perchè questa soluzione consente di costruire fotocamere che sono allo stesso tempo flessibili, compatte e robuste, quando sono chiuse. Dall'inizio del '900 si affermano due tipologiedi press che si distinguono in base al sostegno del corpo:
- con struttura a tiranti (come la Makina),
- con banco (come la Graflex).

Appartengono al primo tipo fotocamere di dimesioni piuttosto contenute, che privilegiano la compattezza e la trasportabilità ed ebbero maggior diffusione in Europa, mentre sono rappresentative del secondo tipo gli strumenti di lavoro dei reporter americani del 1930/40.
Le origini delle press devono essere cercate fra le prime macchine a mano e da stativo costruite verso il 1880, quando la sensibilità delle lastre a secco rese possibile i primi scatti "a mano libera". Quasi in modo spontaneo queste prime fotocamere mantennero i movimenti di decentramento delle macchine da studio e da campagna limitandosi ad aggiungere un mirino a riflessione, un otturatore ed una scala graduata per focheggiare senza ricorrere al vetro smerigliato e solo verso il '900 iniziarono a spiccare le qualità necessarie per l'uso a mano sebbene i lenti tempi di scatto, conseguenti alla bassa sensibilità delle lastre, ne penalizzasse fortemente l'uso. Come evoluzione dei modelli preesistenti fu naturale che queste fotocamere avessero la forma di una scatola la cui parte frontale si ribaltava per trasformarsi in un supporto dotato di binari su cui far scorrere il sostegno dell'obiettivo. Su questo principio si svilupparono le fotocamere a lastra per i fotoamatori e i modelli professionali come l'ottima Sanderson Hand Camera costruita dal 1899 al 1939 da George Houghton & Son. Il passo da queste ultime alle press "a banco" fu breve: poichè fu solo migliorata la robustezza, la facilità di trasporto e di inquadratura.
Linhof (1910) Convenzionalmente la fotocamera press per antonomasia nasce in Germania, nel 1910, per opera di Valentin Linhof di Monaco. La Linhof incorporava i movimenti necessari alla fotografia giornalistica, era dotata di una robusta maniglia di trasporto, di un mirino pieghevole e di un otturatore centrale. Perfezionata attraverso gli anni fu dotata nel 1927 di un mirino a telaio metallico, molto più grande ed adatto per inquadrare rapidamente. Contemporaneamente in America la Folmer & Schwing Division della Eastman Kodak Co. (poi divenuta Folmer Graflex Corporation) introdusse nel 1912 la sua prima press, derivata da un modello per uso a mano del 1907 e caratterizzata dall'otturatore sul piano focale. La Linhof e la Speed Graphic sono state i migliori esempi e le più diffuse fotocamere press del '900. In particolare la Graflex fu la fotocamera preferita dai reporter americani potendo vantare, oltre alle molte qualità tecniche, anche il fatto di essere "the all-american camera".
Quando in Europa la fortuna delle press iniziò a declinare all'inizio degli anni '30 ad opera delle Leica, Rolleiflex e Contax, in America la Speed Graphic stava diventando lo strumento insostituibile dei reporter di cronaca nera stando alle parole del più famoso di loro, Arthur Fellig, in arte Weegee "the famous" (M. Rebuzzini, Reflex, dicembre 1992, pag.79): "se siete in dubbio su quale macchina comprare, prendete una Speed Graphic, […] è lo strumento standard di tutti i press photographers […] con questa macchina i poliziotti vi riconoscono e vi lasciano passare oltre i loro sbarramenti".

Nelle nostre mani, oggi, una press non appare per niente adatta alla fotografia d'azione, magari in una situazione concitata: per fare due scatti consecutivi è necessario cambiare il portalastra, la lampada al magnesio e riarmare l'otturatore. Tuttavia a Weegee bastavano poche accortezze per trasformare la sua Graflex in una point-and-shot capace di cogliere di sorpresa i soggetti: due riferimenti sulla scala delle distanze, un solo tipo di pellicola e di lampada al magnesio, un solo tempo di scatto e due diaframmi, da scegliere in base alla distanza della scena. La stampa a contatto del negativo 4x5" perdonava infine qualche sfocatura.

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