La stereoscopia


stereocamera amatoriale
fine '800 - primo '900

Forma tipica delle fotocamere stereoscopiche per uso a mano libera, come ad esempio le Kodak
No. 2 Stereo Brownie Camera (1905-10) e
Stereo Model 1 Camera (1917-25).

Le immagini stereo hanno bisogno di un visore per essere osservate, anche se una persona esercitata riesce ad apprezzarne la tridimensionalità anche ad occhio nudo. La moda di collezionare immagini stereoscopiche e di osservarle e mostrarle per intrattenimento stimolò la produzione di visori di ogni tipo per ogni occasione, da quelli pieghevoli da borsetta fino ai modelli da salotto capaci di archiviare alcune centinaia di immagini.

Stereflektoskop
Voigtlander
(1913 - 1930)

E' una fotocamera ricca di soluzioni innovative, solida e compatta, interamente in metallo che anticipa per molti aspetti tutte le fotocamere degli anni '20. Particolarmente interessante è la reinterpretazione delle cassette scorrevoli, alloggiate in un piccolo frontale montato sul corpo rigido per eliminare il soffietto. Il magazzino a scamotaggio ospita 12 lastre e può essere sostituito con altri tipi di dorso. Il peso del complesso macchina e magazzino è 1920 gr. Il valore storico della Stereflektoskop non risiede solo nelle elevate caratteristiche tecniche, ma nell'essere la progenitrice della Rolleiflex e quindi di tutte le biottiche moderne.

Sputnik
Gomz
(1960)

Costruita in bachelite usa pellicola 120. E' la versione "doppia" della biottica Lubitel, di cui utilizza molte parti meccaniche.

La stereoscopia sfrutta il fatto che il cervello ricostruisce un'immagine tridimensionale quando i due occhi vedono simultaneamente la stessa scena da una distanza pari a quella interpupillare, che nell'uomo è circa 65 mm. Il fenomeno funziona anche quando, con un trucco, si mostrano agli occhi delle immagini identiche ma riprese da una distanza uguale a quella interpupillare, facendo in modo che ogni occhio veda una sola delle due immagini.

Gli studi sulla percezione del rilievo grazie alla visione binoculare sono molto antichi ma i primi studi moderni sulla stereoscopia si devono a Sir Charles Wheatstone e sono di poco anteriori alla scoperta della fotografia. Già nel 1832 aveva costruito un apparecchio fatto di lenti e di specchi che consentiva di vedere due immagini affiancate ma, non essendoci ancora la fotografia, ogni esperimento era fallito a causa della scarsa precisione dei disegni eseguiti a mano. Quando Wheatstone apprese la notizia dell'invenzione della fotografia si precipitò da Talbot per far eseguire delle immagini doppie, spostando la macchina di pochi centimetri per eseguire due fotografie del medesimo soggetto ripreso da punti di vista leggermente diversi. La fotografia stereoscopica è vecchia quindi esattamente quanto la fotografia e, fin dal 1841, furono brevettate molte invenzioni che semplificavano l'esecuzione di due fotografie gemelle su una sola lastra. Si trattava di fotocamere con un corpo mobile e scorrevole davanti alla lastra, che rimaneva ferma e veniva impressionarta metà per volta, oppure fotocamere in cui il corpo della macchina rimaneva fermo ma era la piastra portaottica a muoversi lateralmente per eseguire le due esposizioni. Alla fine prevalse la soluzione più ovvia: delle semplici fotocamere doppie, con due obiettivi e altrettanti otturatori che scattavano simultaneamente comandati da un unico pulsante di scatto. Le macchine di questo tipo erano le più facili da usare e le uniche che eseguivano le due esposizioni nello stesso momento e potevano quindi fissare anche i soggetti in movimento.

Nel 1800 la diffusione delle fotocamere stereo rimase comunque abbastanza limitata mentre invece dilagarono le fotografie stereoscopiche di misura "standardizzata": circa 14 cm di larghezza su cartoncini di 17,5 cm. Venivano stampate in gran quantità dai fotografi e rappresentavano principalmente paesaggi e monumenti destinati ai turisti ma anche soggetti naturalistici e didattici, nonchè immagini proibite da collezionare in segreto.

Il commercio di immagini stereoscopiche di luoghi vicini e lontani e la moda dilagante fra le classi abbienti di collezionarne in grande quantità possono essere spiegati solo riconducendosi al desiderio di scoperta del mondo che caratterizza la seconda metà dell' '800. Gli intellettuali avevano sentito il bisogno di viaggiare già dal 1700 (Goethe effettuò il "Viaggio in Italia" nel 1786-88) ma solo nella seconda metà dell' '800 in molti vollero e poterono viaggiare per scoprire e conoscere. Sono gli anni in cui viene fondato la National Geographic Society per "incrementare e diffondere le conoscenze geografiche" e per tutti l'acquisto di stampe stereoscopiche fu il modo per vedere luoghi lontani e inavvicinabili.

Il successo della fotografia stereoscopica proseguì fino al 1930 per riprendere brevemente negli anni '50 e '60. In quegli anni il View Master fu l'ultimo sistema stereoscopico largamente diffuso ma anche in seguito non mancarono gli appassionati e, ancora nel 1990, esisteva una Associazione Stereoscopica Italiana.

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